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Fino al 10/1 2020 MOSTRA - Allo SpazioA la mostra personale di Luca Bertolo: Why Write? Why Paint?

PISTOIA - dal 16 novembre al 10 gennaio 2020 allo SpazioA

Allo SpazioA  da sabato 16 novembre 2019, ore 18, Why Write? Why Paint?, la mostra personale di Luca Bertolo (1968, Milano) negli spazi della galleria. - Sarà possibile visitare la mostra dal 16 novembre fino al 10 Gennaio, 2020.

L’Estetica è per l’artista ciò che l’Ornitologia è per gli uccelli

Barnett Newman

Il titolo della mostra riecheggia quello di una raccolta di saggi di Philip Roth, Why Write? Collected Nonfiction, 1960-2013, la cui copertina ha fatto da spunto all’artista per un grande dipinto. La questione è seria: perché scrivere? perché dipingere? Bertolo non risponde a queste domande su un piano discorsivo, ma ci propone un responso visivamente e concettualmente variegato, non frasi che spiegano, ma opere che domandano a loro volta - di essere guardate, di essere interpretate.

I lavori in mostra non formano un gruppo compatto, né stilisticamente né tematicamente, dando vita piuttosto a un paesaggio eteroclito e bizzarro. Un paesaggio composto di singole apparizioni, ma anche di opere appartenenti a serie già avviate, come Terzo paesaggio, quadri dipinti da altri pittori, che vengono staccati dal telaio originale, incollati su tele un po’ più grandi e infine sovradipinti; i Signs, in forma di cartelli; gli Smiley, piattini di plastica usati più volte come tavolozza e infine trasformati in emoticon.

Ciò che lega le opere presenti in mostra va ricercato, al di qua delle loro singole apparenze, nel processo da cui sono scaturite: quel difficile e appassionante “tentativo di rimettere insieme immagini pensieri parole presenze fisiche sensi di colpa e desideri - entità incommensurabili tra loro e che pure, senza darsi pena per incoerenze o paradossi, ruzzano allegramente in quel loro luogo oscuro e originario che per difetto d’altri termini chiamiamo coscienza”.

Luca Bertolo (1968, Milano, IT) frequenta dal 1987 al 1992 il corso di laurea in Scienze dell’Informazione all’Università Statale di Milano dove comincia a scrivere una tesi di logica matematica. Nel frattempo segue altri corsi d’arte e lavora come illustratore. Dopo un soggiorno a Londra torna in Italia e nel 1998 si diploma all’Accademia di Belle Arti di Brera. Nello stesso anno si trasferisce a Berlino, dove vi risiede fino al 2005. Tra le mostre personali recenti segnaliamo: Luca Bertolo, MART, Rovereto, IT; Le Belle Parole/The Beautiful Words, SpazioA, Pistoia; Se non qui dove (If not Here, Where?), organizzato da MAN, Gavoi, Ex Caserma, Nuoro, IT; Everybody is always right, Arcade, London, UK; If Anything, Marc Foxx Gallery, Los Angeles, USA; A Painting Cycle, a cura di Cecilia Canziani e Ilaria Gianni, Nomas Foundation, Roma, IT. Tra le mostre collettive recenti segnaliamo: Material Life, The Goma, Madrid, ES; Recto Verso, Fondazione Prada, Milano, IT Anna Barham, Luca Bertolo, John Wallbank, Galeriea Tatjana Pieters, Gent, BE; I baffi del bambino, a cura di Luca Bertolo, Lucie Fontaine, Milano, IT; Souvenir, curata da Lucie Fontaine, Galerie Perrotin, Paris, FR; Fig. 2: Natura Morta, curata da Cecilia Canziani e Ilaria Gianni, GNAM, Roma, IT. L’artista vive e lavora in un piccolo borgo in Toscana.

Il re Yüan di Sung aveva convocato una sessione di pittura. Tutti i pittori erano arrivati; si inchinarono e rimasero in piedi succhiando i pennelli e preparando l’inchiostro. Un artista arrivò, con aria distratta; s’inchinò come tutti, ma invece di mettersi in fila insieme agli altri entrò subito. Il re mandò qualcuno a vedere cosa stava facendo: s’era levato la veste e sedeva completamente nudo. “Quello è un vero pittore!” esclamò il re.1 

Questa parte [del concerto] è dedicata al blues. Il blues è il blues, non ha altri nomi particolari. Qualsiasi musicista che sale sul palco per la prima volta e che vuole mostrare quello che sa fare, gli chiedono, Cosa vuoi suonare? E lui o lei dice, Un po’ di blues. E poi suona. [...] Il blues perché ti entra nell’anima.2

 

 

Ai primordi del processo di civilizzazione vige una religiosità che affonda nel terrore. Non si tratta di terrore fisico, naturalmente, ma spirituale. Terrore davanti alla multicolore insensatezza e contingenza delle apparenze.3

 

 

Fare un quadro è trasformare il nonsense in un enigma.4

 

 

Mettete là, ecco così, sorridi… brava, bè er flash me pare ch’è vvietato... evvabbé, tanto è pe’ ricordo. Ecco mettete là, così, non importa se copri er quadro.5

 

 

Ci penso sempre, perché mi esibisco continuamente. E la gente ne è toccata profondamente. Cioè, tu pronunci quelle parole e vedi nella loro mente. Io non gli dico niente; butto fuori energia, tengo uno specchio davanti alla loro mente.6

 

La Scheda