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Si presenta il libro a Pistoia Il Capitale ignorante, Ovvero come l’ignoranza sta cambiando l’arte

PISTOIA - venerdì 22 novembre alle ore 17,30 - Palazzo de Rossi

VENERDÌ 22 NOVEMBRE ORE 17.30 PRESENTAZIONE DEL LIBRO - IL CAPITALE IGNORANTE. Ovvero come l’ignoranza sta cambiando l’arte di Marco Meneguzzo

Conversazione con l’autore e lo storico dell’arte Lorenzo Cipriani, in un viaggio attraverso il mondo del collezionismo, indagando le trasformazioni del ruolo dell’artista

 

Venerdì 22 novembre alle ore 17.30 si terrà a Palazzo de’ Rossi a Pistoia la presentazione del libro di Marco Meneguzzo Il capitale ignorante. Ovvero come l’ignoranza sta cambiando l’arte, evento promosso da Fondazione Pistoia Musei e da Johan & Levi, una tra le più attive case editrici indipendenti italiane nel settore delle arti.

Alla presentazione intervengono Luca Iozzelli, presidente della Fondazione Caript, Lorenzo Cipriani, storico dell’arte, e l’autore Marco Meneguzzo, critico d’arte, curatore e docente all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, dove insegna Storia dell’arte contemporanea e Museologia e gestione dei sistemi espositivi. Nel corso degli ultimi quindici anni ha viaggiato nei paesi emergenti – Cina, India e Russia – per conoscere la situazione degli artisti, del gusto e del sistema dell’arte, continuando ad approfondire motivi e moventi della storia dell’arte occidentale.

“Perché parlare di ‘capitale ignorante’? – scrive Meneguzzo – Perché in queste due parole è condensata la quintessenza dell’atteggiamento della società nei confronti dell’arte contemporanea. Quando l’arte contemporanea è diventata un fenomeno diffuso, quasi popolare, ha assunto il ruolo di status symbol alla pari di uno yatch o di un figlio che studia economia a Londra, e i ruoli e i comportamenti all’interno del sistema dell’arte si sono radicalmente modificati. La trasformazione della percezione dell’arte in status symbol ha comportato l’arrivo di molto denaro, modificando la qualità del sistema stesso”.

L’ascesa di un collezionismo incolto, sensibile ai diktat del marketing e del gusto globalizzato, sta trasformando radicalmente il linguaggio dell’arte a scapito della sua autonomia. Nel libro l’autore racconta i cambiamenti intervenuti nel gusto del collezionismo, nel sistema di diffusione dell’arte e in ultima istanza nell’arte stessa.

Se, nell’immaginario ancora tardoromantico dell’Occidente, l’artista rappresenta l’essenza della libertà, una figura alla quale la società demanda un pensiero che può esprimersi senza vincoli, tale prerogativa sta cedendo il passo a una nuova caratteristica: la riconoscibilità. Le possibilità di affermazione dell’artista dipendono oggi dal diventare velocemente un fenomeno internazionale, scelto da uno dei ristretti gruppi di potere in grado di decretare la sua “esistenza in vita”. Dal momento che le regole stabilite dal sistema non lo contemplano come attore ma come merce, come “materiale umano” senza possibilità di voto, l’artista cercherà, anche inconsciamente, di adeguare le sue opere ai dettami del gusto suggeriti dai pochi realmente in grado di renderlo famoso.

In gioco c’è un mutamento radicale del concetto stesso di arte, attraverso il deterioramento della sua capacità di suscitare pensieri innovatori e progressisti e il suo spostamento nella più vasta categoria dello spettacolo.

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